Paolo Uggè, vice-presidente di Conftrasporto, torna sulle conseguenze del crollo del viadotto Polcevera e accusa la politica di silenzio ingiustificato

22 Agosto 2018 di redazione

La denuncia di Paolo Uggè

Paolo Uggè, vice-presidente di Conftrasporto, torna sulle conseguenze del crollo del viadotto Polcevera e accusa la politica di silenzio ingiustificato: “sugli allarmi lanciati a più riprese dalla Confederazione sulla disconnessione del nostro Paese e sui rischi legati alla sicurezza di opere obsolete, alla mancata realizzazione di nuove infrastrutture, presenti solo sulla carta, all’interpretazione di una norma nata per limitare ai soli pezzi indivisibili il trasporto eccezionale e resa ‘elastica’ al punto da consentire ai Tir di viaggiare a un peso di 108 tonnellate anche con carichi divisibili“.

Uggè e la proposta al Ministro Toninelli

Dato che, come riportano molti quotidiani, il 60% dei ponti gestiti da Anas in Italia è a rischio, perché il ministro Toninelli non propone la modifica con un provvedimento d’urgenza dell’articolo 10 del Codice della Strada, che prevede che il carico di un trasporto eccezionale debba essere indivisibile? Non costa nulla, ma può eliminare un elemento di rischio. Finché si fanno chiacchiere va tutto bene, ma agire è forse un po’ più complesso“.
Per quanto riguarda l’ipotesi di revoca delle concessioni autostradali chiede al Governo di pensare bene a quanto dichiarato da Antonio Di Pietro, cioè che  “è vero che potrebbe esserci una responsabilità da parte di Autostrade sull’omessa manutenzione e sull’omesso ripristino. Ma è anche vero che c’è un omesso controllo da parte del ministero delle Infrastrutture“. 
Il vice presidente intervenendo sulle critiche emerse contro la crescita dell’autotrasporto quale causa del logoramento delle strutture: “Come se esistessero alternative modali non percorse per capriccio, cattiva volontà o interesse. Casomai è l’assenza di una politica di sistema che sappia dare le adeguate risposte alle esigenze del nuovo modo di produrre, passato dagli stock ai flussi, che induce a scegliere la modalità stradale rispetto ad altre. Se i porti non sono permeabili e se le ferrovie non garantiscono la necessaria funzionalità, la merce sceglie il mezzo più efficace“.

Fonte via www.conftrasporto.it

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