22 Novembre 2016 di staff

UN DIVERTENTE GIOCO DI PAROLE PER UN MAN DEL 2004, CON TANTI CHILOMETRI SULLE SPALLE, CHE SULLA CABINA PORTA LE IMMAGINI DI UNO DEGLI EROI MARVEL PIÙ AMATI

Fino a sei mesi fa lavoravo con mio padre, poi ho deciso di staccarmi…»
Comincia così il racconto di Carmelo Alfonzo, padroncino di questo MAN TGA 1848 del 2004, che ha fatto un milione e 300 mila km e che, dopo quasi 12 anni di onorato servizio, sta conoscendo una nuova giovinezza, grazie a una “gang” di aerografisti che, per la prima volta in vita loro, hanno affrontato un lavoro su un mezzo pesante…
Il risultato è straordinario e merita tutta la nostra attenzione.
E allora, cominciamo subito a conoscere Carmelo…

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DA POCO PADRONCINO
«Qui a Prato, mio padre ha una società, gli Autotrasporti Alfonzo Aldo, con 12 camion e io ho lavorato per anni insieme a lui. Ora, però, ho pensato di mettermi per conto mio e ho aperto una ditta tutta mia. Come mio padre, lavoro per un consorzio, il CONTRAR, che è in piedi da 30 anni e che dà lavoro a molti di noi. Io faccio trasporti per una grande azienda di supermercati, la PAM Panorama».
Carmelo carica a Pontedera e porta le merci in ambito prevalentemente locale.
A volte si spinge nel Lazio o in Lombardia, ma il lavoro è quasi sempre in zona.
«Parto la notte all’una – dice – ma verso le tre del pomeriggio finisco e torno a dormire a casa. Spesso è dura, perché, anche se resto in Toscana, in un anno, faccio 120 mila km come niente». Nonostante tanta fatica, però, Carmelo resta un appassionato che ha sempre pensato di rendere più bello il suo camion e, da qualche tempo, ha finalmente deciso di impegnarsi sul serio.

L’APPETITO VIEN MANGIANDO
«A dire la verità, volevo mettere qualche grafica e niente di più.
Quando, però, ho conosciuto Francesco Campione, le cose sono cambiate.
Lui e Riccardo Brotini sono due aerografisti bravissimi, che finora avevano realizzato caschi, moto… quando ho proposto loro di occuparsi del mio MAN, si sono gettati nel lavoro con entusiasmo.
Prima di tutto, però, ci voleva un’idea e, parlando con Francesco Campione, abbiamo pensato che Iron Man è un personaggio fantastico, un supereroe che fa piacere portare ai lati della cabina, ma che in più, ci offre un divertente gioco di parole tra Iron Man e il mio MAN, che (devo dire) è davvero di ferro».
L’idea di Carmelo e di Francesco Campione, però, parte male: per quel camion “super eroico” ci vorrebbe un fondo rosso, forte e potente, ma il MAN è blu.
A quel punto, però, interviene Maurizio Giannetti, il carrozziere del team, che vernicia tutto alla perfezione. E quando il truck è di un rosso esplosivo, compare in scena Gabriella, la moglie di Carmelo: «Lei – dice il nostro amico – è stata fantastica.
Non solo mi ha dato una mano e mi ha sostenuto, ma ha scelto le immagini giuste di Iron Man». Insomma, se il MAN è come lo vediamo oggi, il merito è anche di Gabriella,
che – praticamente – lo ha inventato.
La realizzazione, però, è stata faticosa e, soprattutto, lunga.

DUE MESI DI LAVORO
«All’inizio pensavo che mi avrebbe fatto piacere lavorare un po’ per volta, curare i dettagli, seguire la realizzazione da vicino, ma oggi, dopo la fatica e i tanti patimenti, forse avrei preferito consegnare tutto a Francesco Campione e tornare un paio di mesi dopo a vedere com’era venuto il lavoro.
Appena finivo di lavorare, correvo in officina a vedere i progressi e stavo lì a controllare e a pregare Roberto di sbrigarsi. Il motivo ce l’avevo, perché io non posso fermarmi e non posso nemmeno stare senza lavorare, così gli amici del Consorzio mi hanno prestato un mezzo “di cortesia” e mi hanno consentito di andare avanti senza problemi, mentre il mio MAN si trasformava in Iron MAN.
Però, dovevo sbrigarmi e così stavo addosso al povero Francesco…
Tanto che, una volta, lui e Riccardo mi hanno fatto uno scherzo. Dovevano fare la mano di Iron MAN e, quando sono andato a vederla, l’ho trovata chiusa a pugno, con il dito medio che spuntava, praticamente per spedirmi a quel paese.
Ci siamo fatti molte risate! Poi, però, Francesco e Riccardo hanno cancellato tutto e
hanno rifatto al volo quello che dovevano fare. Il nostro rapporto è stato veramente allegro e rilassato. Purtroppo, però, dopo la realizzazione delle aerografie mi sono dovuto fermare…»

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WORK IN PROGRESS
Effettivamente, ci sarebbe ancora molto da fare e Carmelo sta chiedendo preventivi a destra e a sinistra. Il problema, ovviamente, sono i soldi, ma anche lo stile:
«Per gli interni – dice il nostro amico – non voglio un lavoro fatto dai soliti tappezzieri,
che più o meno si ripetono sempre: vorrei qualcosa di diverso, magari lavorando anche con un artigiano meno conosciuto, che però abbia idee innovative.
E lo stesso vale per l’acciaio. Lo dico subito: a me l’acciaio non piace. Io vorrei magari un bullbar, ma non lucido e splendente come se ne vedono tanti in giro.
Io immagino di un colore rosso come quello della cabina, magari con qualche inserto nero. E anche per le luci, non voglio esagerare: qualche led per dare slancio alla linea del camion, ma niente di più, perché poi ti prende una specie di frenesia, vuoi sempre più luci e alla fine ti trovi un camion che sembra un albero di Natale».
Insomma, Carmelo vuole che il suo Iron MAN sia semplice e misurato, diverso dai tanti che si incontrano ai raduni. Però, ha un punto debole: la musica.
Lui i raduni non li frequenta, però sogna una musica robusta e potente proprio come quella che si ascolta nelle grandi manifestazioni con tanti camion e tanti camionisti scatenati. Ora, si tratta solo di decidere e di darsi da fare…

DIVERSO DA TUTTI GLI ALTRI
Resta un’ultima domanda: ma perché hai fatto tanti sforzi, non ti bastava il tuo MAN che va una meraviglia anche con il suo milione di chilometri?
La risposta è semplice: «Mi hanno chiesto se l’ho fatto perché volevo farmi pubblicità,
ma non è così. Io sono un appassionato, mi piace occuparmi del mio camion e non smetterei mai di lavorarci, però bisogna fare uno sforzo, inventare senza strafare.
Se vuoi qualcosa di inedito devi fare tutto con calma e pensare molto.
Io sono partito da uno Scania color viola che ho visto qualche tempo fa e che mi è sembrato bello e originale e vorrei fare anch’io un lavoro diverso dagli altri».
Certo l’Iron MAN di Carmelo è ancora un work in progress (un lavoro in corso), ma ha già conquistato molti consensi. «Il 24 settembre scorso – racconta – l’ho ritirato dall’officina e, pochi giorni dopo, sono andato a un raduno. È bastata quella semplice apparizione per- ché mi notassero tutti». Ha ragione, perché è vero che l’idea è divertente e che il disegno e l’aerografia sono splendidi, però è anche vero che l’Iron MAN è fatto con una misura rara, che lo rende subito elegante e, al tempo stesso, impressionante.

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